La memoria invecchia? Basta allenarla
Sembra un dato di fatto incontrovertibile: l’invecchiamento può provocare notevoli problemi per le capacità cognitive ma anche per la memoria che è certamente una delle attività più complesse. Il corretto funzionamento della memoria è legato anche all’integrità degli organi sensoriali così come al livello di attenzione che ogni individuo rivolge ad un certo fatto o a una certa situazione oltre che dalle circostanze in cui l’evento può essere ricordato.
Con il passare degli anni sono molti i fattori che possono provocare una riduzione della memoria, ivi compresa l’ansia legata al fatto di dover ricordare fatti, persone ed eventi in tempi relativamente ridotti. Ecco che custodire la memoria nelle persone anziane è fondamentale, a patto che il percorso venga eseguito seguendo i passi corretti, come succede con il ‘metodo’ sviluppato e perfezionato da Gianni Golfera.
Ma come si può aiutare la nostra mente a non invecchiare? Basta mandarla a scuola e non è un paradosso, perché per migliorare la memoria come dimostrano molte ricerche è più efficace l’apprendimento di una nuova attività piuttosto che allenare qualcosa che si sa già fare abitualmente. Lo attesa anche un nuovo studio condotto dall’equipe della Texas University che è stato anche pubblicato su Phychological Science.
Infatti diverse ricerche sulle persone anziane hanno dimostrato che per contrastare l’invecchiamento del cervello e migliorare le prestazioni della memoria dopo i 50 anni è necessario mantenere in esercizio la mente stimolandola con hobby e attività varie oltre che praticare una regolare attività fisica e una dieta equilibrata, ricca di ortaggi e frutta.
Questa nuova ricerca amplia il concetto perché dimostra che le attività meno impegnative a livello fisico si rivelano anche meno utili al nostro cervello rispetto ad imparare un mestiere nuovo e impegnativo per la mente.
I ricercatori hanno chiesto a 221 adulti di età compresa tra 60 a 90 anni di impegnarsi in un particolare tipo di attività almeno per 15 ore a settimana durante tre mesi.
Alcuni partecipanti hanno dovuto imparare una nuova attività, un impegno che ha richiesto un notevole sforzo di memoria e di altri processi della mente.
Altri partecipanti invece hanno svolto attività che non richiedevano un particolare sforzo mnemonico, come ascoltare musica classica o fare le parole crociate. Al termine dello studio ,è risultato che il primo gruppo di adulti impegnati nell’apprendimento di competenze nuove e difficili ha mostrato miglioramenti nella memoria rispetto agli altri gruppi che invece sono stati impegnati in attività non particolarmente complicate a casa loro o fuori casa insieme ad altre persone, come ad esempio le gite turistiche.