ARTVA: guida alla scelta del miglior dispositivo di ricerca
ARTVA (acronimo di Apparecchio Ricerca Travolti VAlanga) è un strumento elettronico che, attraverso un segnale radio con una frequenza di 457 kHz, aiuta nella ricerca di persone che sono state travolte da valanghe. È per questo motivo che escursionisti, scialpinisti o freerider non dovrebbero mai andare in giro senza averne uno, specie in presenza di neve.
È un dispositivo di fondamentale importanza, per sperare di estrarre ancora viva una persona nel caso in cui questa malauguratamente finisse sotto a una valanga, in un tempo di massimo dieci o quindici minuti. Ecco perché in questo articolo spiegheremo come funziona un ARTVA e come scegliere quello giusto.
Quale ARTVA comprare e quante antenne deve avere?
La potenza e l’efficienza di un ARTVA va valutata soprattutto tenendo conto di quante antenne dispone. Esistono infatti dispositivi a una sola antenna, di certo economicamente più accessibili, e dispositivi a tre antenne. In cosa si differenziano?
Quelli che dispongono di una sola antenna sono in grado di segnalare soltanto la distanza dell’apparecchio, invece quelli a tre antenne sanno fornire anche una precisa direzione da seguire, ma non solo: la loro portata di ricerca è superiore se paragonata a quella dell’apparecchio con una sola antenna: 50 – 60 mt contro 30 – 40 mt.
Alcuni modelli, soprattutto i più recenti, dispongono anche di termometri, inclinometri, bussole incorporati, e i software presenti possono essere aggiornati.
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In che modo si utilizza un ARTVA?
Scopriamo insieme come utilizzare correttamente un ARTVA e partire in tutta sicurezza.
- Al momento di partire, è compito del capogita assicurarsi che tutti i dispositivi dei suoi compagni siano inseriti in modalità “ricerca”, e che ricevano il segnale dell’ARTVA del capogita, la cui modalità è invece “trasmissione”. Le batterie di tutti devono essere perfettamente cariche.
- Il passo successivo consiste nell’invertire queste due modalità, affinché il dispositivo del capogita risulti impostato su “ricerca” e quelli dei compagni su “trasmissione”. A questo punto si controlla un’altra volta che il segnale arrivi senza intoppi. I compagni devono inoltre posizionare l’ARTVA in maniera corretta, indossandolo e allacciandolo sotto i vestiti per farlo aderire del tutto al corpo. Non va messo per nessuna ragione dentro lo zaino!
- Dopo aver eseguito tutti questi controlli di routine, il capogita reimposta il suo apparecchio su “trasmissione”, sistemandolo anche lui sotto gli indumenti, ed è così che la gita può avere inizio.
- Oltre al dispositivo ARTVA (che va acceso nel momento in cui si indossano gli sci), tutti dovrebbero disporre anche di sonda e pala per ulteriore sicurezza.
Per effettuare delle esercitazioni o in caso di reale necessità (qualora si verificasse davvero una valanga), l’ARTVA viene impostato in modalità “ricerca” per iniziare a rilevare tutti gli apparecchi che si trovano nelle vicinanze. Emetterà allora un “beep” che aumenterà di intensità in base a quanto sono o meno distanti. Dopo aver trovato la prima persona sepolta, il segnale a lei associato può essere “marcato” per poter proseguire nella ricerca degli altri dispersi senza interferenze.
L’importanza di sapere come funziona un ARTVA
Sapere cos’è e soprattutto come si usa un ARTVA è molto importante, per non rischiare di farsi trovare impreparati in situazioni di emergenza e di concreto bisogno. Se nella stagione invernale siete soliti organizzare escursioni di gruppo sulla neve, provate a fare delle simulazioni tra di voi per imparare a maneggiare il dispositivo sul campo.
È possibile prendere parte anche ad addestramenti mirati, dove esercitarsi e scoprire il funzionamento, e dunque l’importanza, di un ARTVA: nello specifico, si inseriscono alcuni dispositivi in delle cassette da seppellire nella neve, in punti sparsi. Un’apposita centralini li attiverà facendo loro emettere il classico segnale di una persona sepolta. Quale modo migliore per imparare?